venerdì 7 febbraio 2025

La Sicilia, dove sono nato per volere fermo di mio padre ignaro solo in parte delle sue tremende responsabilità, la mia terra, è un’ipotesi segnata dal marchio di questa certezza antica: un’isola può sparire, non disegnarsi più all’orizzonte comune. Poco importa da quale volontà nasca questa magnifica tragedia, l’entità acquea, marina, già perfettamente definita da Omero, della civiltà mediterranea, si sorregge sui flutti ed è l’essenza stessa dell’instabile; per me e per tutti coloro che sono rimasti abbastanza a lungo su queste sponde vale l’eterna metafora dei naviganti: su di noi incombe il naufragio. E dirò, finalmente fuori dai denti, che è inutile nascondervi e nascondermi il possente impulso oscuro verso l’estinzione: che splendida e sensuale amante! Rincorsa nei giardini di un’adolescenza solare, posseduta a scatti nella giovinezza inquieta, e amata con tutto me stesso, sì con tutta la forza del mio intelletto, in questo scorcio di inutile maturità. Dirlo è liberarmi di un peso e dell’angoscia di vivere a metà, di respirare a piccoli sorsi: dalla Sicilia non posso sfuggire, non ci riuscirei. E’ un’impossibilità totale cui fa da contrappunto perfetto la volontà di provarci.

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